Ciao a tutti! Il post di oggi lo dedico ad una delle mie più grandi passioni: la moda.
Ero davvero piccolissima quando ho iniziato a desiderare di essere un stilista e, detto tra noi, è un sogno che ancora oggi coltivo.
Subisco prepotentemente il fascino dell’alta moda, mi lascio incantare dai tessuti, dalle forme; guardare una sfilata di haute couture mi fa battere il cuore, mi fa sudare le mani e mi mette una gran voglia di disegnare, di realizzare delle bozze che spero uno giorno possano diventare dei veri e propri abiti.
Ma di sogni io mi nutro, quindi siate comprensivi e non ritenetemi una povera illusa. Mi aiutano ad andare avanti e a ridere dei miei insuccessi. E soprattutto ad impegnarmi.
Mi piace informarmi, andare oltre la facciata, scoprire i retroscena, capire come si è arrivati ad un determinato punto. Per questo amo la storia, nel senso cronologico e scolastico del termine. Un esempio: quando ho iniziato a fare nail art ho sentito un bisogno spasmodico di sapere come è nato lo smalto e come e quando gli esseri umani hanno cominciato ad utilizzarlo. Ho sfogliato siti internet, appuntato passaggi che ritenevo importanti, sono ricorsa addirittura all’enciclopedia cartacea per ricostruire, seppur a grandi linee, quella che è stata l’evoluzione della decorazione delle unghie. Il frutto di questa mia ricerca potete leggerlo cliccando qui, qui, e qui.
Ma prima ancora della nail art, ad affascinarmi è stato proprio il mondo della moda. Anni e anni di letture non bastano per imparare cosa c’è dietro un abito. Chi lo ha inventato, chi l’ha perfezionato, come è cambiato nel corso del tempo. Stilisti che oggi riteniamo delle eccellenze e stilisti eccellenti che oggi non ricordiamo più. Persone che hanno modificato il modo di vivere di intere generazioni utilizzando solo ago e filo…e una creatività che assomiglia molto alla genialità.
I grandi nomi che oggi conosciamo sono il surrogato di quello che è stato fatto una sessantina di anni fa, nell’era post-bellica, quando è avvenuta la vera e propria rivoluzione nel mondo dell’abbigliamento. Mi duole dirlo ma è un dato di fatto: agli stilisti di oggi va’ solo il merito di attualizzare tutto quello che è stato già inventato in passato. Che, a dirla tutta, comunque non è poco.
A nutrire queste mie convinzioni ci sono le riviste. Le nuove e le vecchie. Le prime in edicola, le altre capita di trovarle nei mercatini dell’antiquariato (solo se si è fortunati, e io di cercare non smetto mai).
Poi le sfogli e il confronto diventa quasi ridicolo. Dov’è l’innovazione? Che fine ha fatto la genialità? Se in passato contava soprattutto sottolineare la femminilità, cosa conta oggi? Si tratta di praticità?
Io proprio non so cosa rispondere, sono davvero pochi gli stilisti che oggi provano ad osare. E quando ho davanti due riviste, una vecchia e una nuova, preferisco di gran lunga sfogliare quella vecchia. Per curiosità, ovvio, ma anche perché mi annoia meno. Perché le trovo ispiranti e ben fatte. Perché gli abiti e le modelle ti comunicano delle vere sensazioni. Perché avrei voglia di indossarli davvero quei vestiti, tagliati e cuciti non da macchinari industriali ma da persone vere, in carne ed ossa. Le preferisco semplicemente perché non mi fanno smettere di sognare.
E quindi oggi sono qui a mostrarvi tutto l’inserto moda di un numero di Amica degli anni sessanta. Si trattava, allora, di un settimanale del Corriere della Sera (non di un mensile come adesso) di moda e attualità dedicato alle donne, nato nel 1962. Conobbe un largo successo nell’Italia di quegli anni perché trasgressiva, parlava di donne lavoratrici ed emancipate, non più oggetti ma con vere e proprie identità (leggi l’articolo: 50 anni di Amica).
Siamo al 27 Febbraio del ’66 e quello che vi mostro è lo speciale alta moda italiana. Le firme sono mastodontiche: Biki, Valentino, Lancetti, Clara Centinaro (ahimè! La ricordano di più all’estero che in patria, vestì, tra le altre Evita Peròn e Paola di Liegi), Ubaldo Baratta (altro grandissimo sarto e artista del quale ci stiamo dimenticando), Sarli, Galitzine, Mila Schon , Jole Veneziani, un giovanissimo Rocco Barocco,Veneziani, Maison Carosa, Sorelle Fontana, Gattinoni, Germana Marucelli, Enzo, Federico Forquet, Tiziani, Balestra, Maria Antonelli.
Cosa ne pensate? Io vi ho già descritto le mie impressioni, ora mi piacerebbe leggere un po’ le vostre. C’è, tra questi, un abito, un completo, qualcosa che indossereste anche subito? Cosa vi colpisce dell’intero servizio? Quali sono le differenze che notate con le riviste attuali? Vi piacerebbe vederne altre?
Vi lascio ricordandovi che potete essere sempre aggiornati su quello che faccio cliccando MI PIACE sulla mia pagina Facebook. Au revoir!
…che meraviglia! Mi hai dato uun’ottimo suggerimento, la prossima volta che andrò al mercato cercherò qualche vecchia rivista.
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Sono bellissime da sfogliare e le pubblicità mi divertono un sacco con quegli slogan così…antichi!
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che bello…. alcuni dei vestiti che hai postato io ne li metterei; eleganti, sobri, che lasciano all’uomo il piacere della scoperta del corpo della donna…
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Lasciano alla donna la possibilità di sentirsi belle, senza dover per forza mostrare.
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L’abito azzurro di Balestra lo hanno rifatto due anni fa …una piccola azienda che ha un negozietto a Milano (ora non più) l’ho preso senza conoscerne la storia ed è un modello stupendo…anche se in tessuto low cost……un post veramente interessante! Splendide le immagini che hai scelto!
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Le immagini le ho scattate direttamente dalla rivista originale, ne ho altre e cercherò di pubblicarle appena possibile. Amo le vecchie riviste e gli stilisti storici, c’è tanto da imparare!
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